Indimenticabili frammenti di rivoluzione nel cielo di Milano, di Luca Benvenga (“Il Manifesto”, 1 luglio 2020)
In “Abbattere le mura del cielo” (Zero in Condotta) Mauro De Agostini propone un tentativo di riordino di micro-storie di rivolta che hanno attraversato la cintura metropolitana milanese tra il 1975 e il 1985: da Conchetta a Torricelli, fino ai punk e al Virus
C’è la Storia e ci sono micro-storie. Frammenti di quotidianità, questi ultimi, che di rado trovano riscontro nella propaganda ufficiale per ragioni ampiamente conosciute. Le micro-storie sono spesso espressione di microcosmi resistenti, frutto di una presa di coscienza di movimenti proletari e di minoranze «attive» che hanno contribuito, nel tempo, alla trasformazione socio-politica dell’attuale presente.
Mauro De Agostini nel libro Abbattere le mura del cielo (Zero in Condotta, pp. 224, euro 15) propone un tentativo di riordino di micro-storie rivoluzionarie che hanno attraversato la cintura metropolitana milanese tra il 1975 e il 1985. Il focus di questa poliedrica somma di resistenze sono le occupazioni di via Conchetta 18 e Torricelli 19 (1976) e lo sgombero di via Correggio 18 nel 1984, tutt’intorno un ventaglio di documenti – alcuni inediti -, memorie, comunicati politici e lettere di compagni detenuti.
UN EXCURSUS lungo dieci anni, in cui si intrecciano le lotte degli ospedalieri, dei comitati per il diritto alla casa, la propaganda dei collettivi di controinformazione e delle femministe anarchiche, fino alla nascita dei demonizzati punk e del Virus, il nuovo corso economico post-fordista e la fase di «riflusso» del movimento politico organizzato, decimato dalla repressione e da scelte individuali che hanno fatto emergere delle contraddizioni, e in modo particolare hanno falcidiato l’unità trans-locale e liquidato il movimento di opposizione su base nazionale.
La capacità di auto-organizzazione e di autonomia d’azione degli anarchici è centrale in questo lavoro di sistematizzazione storica e metodologica, in cui le elaborazioni teoriche si intervallano a questioni più pratiche che aprono a spazi di discussione politica interni ed esterni il movimento anarchico.
L’autore illustra come questioni quali l’anti-militarismo, l’anti-psichiatria, i diritti delle donne, il sostegno ai piani di edilizia economica popolare siano temi da sempre sensibili ai gruppi anarchici italiani, e ciò da una prospettiva longitudinale poiché basta dare un’occhiata alle piattaforme rivendicative libertarie dell’ultimo secolo per rendersene conto.
L’AREA MILANESE era anche il terreno di formazioni extraparlamentari e studentesche. Lotta Continua, Avanguardia Operaia, il Movimento Studentesco della Statale e i loro servizi d’ordine – i katanga tra i più noti. Non mancarono le tensioni con gli anarchici, l’esercizio di un’azione politica strutturata nei quartieri rifletteva dei modelli ideologicamente antagonisti che si risolvevano, nel più dei casi, in una politica di strada che sprigionava violenza fisica.
Anche la lotta armata, vissuta pericolosamente a cavallo degli anni Settanta, vedeva il contrapporsi di una linea più dura e favorevole allo scontro frontale contro gli «apparati repressivi dello Stato», al rifiuto anarchico di quelle posizioni di avanguardia e di autoritarismo incarnate dai gruppi di orientamento marxista-leninista.
Il decennio descritto da De Agostini, in tutte le sue sfumature, è un pezzo di storia, di storia militante utile per la ricostruzione dell’immaginario collettivo del XX secolo e del movimento anarchico, ma soprattutto è un tassello non più mancante della cultura del nostro Paese.