(di Franco Schirone) Sono trascorsi 44 anni da quando in Via Torricelli a Milano viene occupato uno spazio, tutt’ora attivo nonostante gli innumerevoli tentativi di sgombero.
Nel corso del tempo questo spazio occupato da ragazzi e ragazze ha portato avanti innumerevoli interventi nel quartiere, con esso indiscutibilmente amalgamandosi: ricordiamo le occupazioni di appartamenti sfitti in favore dei senza tetto, le lotte per salvaguardare un quartiere sotto assedio dalla speculazione, un luogo di riferimento per le lotte che si sono succedute nel corso degli anni, l’antimilitarismo, le serate dedicate all’anticlericalismo, la costituzione di una ricca biblioteca, la lotta contro le centrali nucleari. E poi: dibattiti, incontri, iniziative, la pubblicazione di un giornale periodico e poi mensile (Anarchia, che ha raggiunto il 128° numero), la riproduzione di storici opuscoli riguardante il pensiero anarchico in quasi tutte le sue varianti ideologiche, la diffusione della stampa anarchica. E molto altro ancora.
Mauro De Agostini ha voluto ripercorrere l’esperienza del Torricelli attraverso le tante e più significative storie, anche di militanti, che l’hanno attraversata in questi oltre quattro lustri, dipingendo un contesto sociale a livello cittadino, nazionale ed internazionale di quegli anni Settanta (che hanno rappresentato, soprattutto in Italia, l’onda lunga del Sessantotto) in cui si sono sviluppate esperienze similari che hanno rappresentato l’assoluta novità del tempo attraverso il coinvolgimento di decine di migliaia di giovani su tutto il territorio nazionale in una pratica sociale di azione diretta, di autogestione, tesa al desiderio e alla intramontabile volontà di cambiare una società ingiusta, divisiva, oppressiva.
Giusto, allora, rispolverare -come ha fatto Mauro De Agostini- e riportare alla memoria di chi ha vissuto quel decennio 1975-1985, ma soprattutto di coloro che apprendono solo ora dalla lettura del libro, i momenti e i fatti più significativi. Come la storica e lunga lotta dei lavoratori ospedalieri che ha interessato i maggiori ospedali cittadini attraverso il coordinamento dei “Nuclei anarchici lavoratori ospedalieri di Milano” che ha coinvolto buona parte dei lavoratori di quel settore. Stessa cosa per quanto riguarda i dipendenti comunali o l’attività di un Sindacato Autonomo di Base (SAB) all’interno della RAI che ha svolto un suo ruolo specifico anche rispetto al tipo di informazione che l’etere propina agli ascoltatori.
L’occupazione di Via Conchetta (oggi sede della Calusca City Light e dell’omonimo centro sociale) e di Via Torricelli, la dura repressione del 7 dicembre 1976 seguita alla contestazione dell’inaugurazione alla Scala, i collegamenti con gli studenti, la lotta contro gli aumenti dell’Azienda Trasporti Milanese, il movimento delle donne, il presidio permanente davanti all’ospedale “Ronzoni” contro i licenziamenti dei compagni più combattivi: sono alcune delle tematiche vissute e riprese da fonti documentali, accompagnate da interviste a chi ha condiviso quegli avvenimenti. Meritevole di attenzione, inoltre, è “L’Ambulatorio Pinelli” di cui si enuncia l’esperienza, accompagnata da una lunga ed interessante intervista/testimonianza a chi l’ha ideata e concretizzata assieme ad altre donne per due anni (1978-80).
Siamo di fronte, allora, ad un lavoro certosino ed encomiabile a cui Mauro De Agostini si è dedicato con la consueta passione che lo contraddistingue. Ed è la ricostruzione di una esperienza che non poteva rimanere nell’oblio: essa rappresenta, a tutti gli effetti, una memoria storica che, a partire dal Torricelli, deve allargarsi necessariamente a tutta la metropoli milanese.
Perché Milano ha rappresentato un laboratorio importante per tutto il movimento anarchico nazionale, nelle sue diverse sfaccettature ideali, e di cui è tempo di raccontane i contenuti e gli eventi. Ricordiamo, ad esempio, che parallelamente al ruolo e all’impegno del Torricelli, in quella fase a Milano si sono espresse diverse esperienze altrettanto importanti e di spessore. Ambiti libertari diversificati, con percorsi spesso non condivisi, visioni e prassi politiche differenziate ma che nella loro sostanza hanno rappresentato la ricchezza, la pluralità di un movimento anarchico vivo e presente nel contesto sociale.
Tra gli esempi occorre ricordare l’esperienza della componente Comunista Libertaria che ha rappresentato una visione classista dell’anarchismo, forse anche troppo organizzatrice, che si riallaccia alla Piattaforma di Archinof (voluta negli anni Trenta in Francia dai profughi russi in seguito alle forti repressioni subite dal movimento anarchico ed anarcosindacalista da parte dello stalinismo al potere dopo la rivoluzione). Nel loro giornale, Fronte libertario della lotta di classe, e nei numerosi documenti ciclostilati, si può comprendere l’orientamento politico e l’attenzione verso le lotte operaie nelle fabbriche e nei quartieri.
Ricordiamo i GAF (Gruppi Anarchici Federati, gruppo Bandiera nera) che da Piazzale Lugano si trasferiscono, nel 1976, nella nuova sede di Viale Monza 255 condividendola con la FAI (Lotta anarchica). La storica componente (i compagni di Giuseppe Pinelli), oltre alla costituzione di un archivio intitolato a G. Pinelli, fonda Interrogation -rivista quadrimestrale di cultura libertaria-, continua l’edizione della storica rivista Volontà e infine fonda le Edizioni Elèuthera, continuando ricerche e producendo testi orientati ad un rinnovamento del pensiero libertario nella società contemporanea. Il Circolo Anarchico Ponte della Ghisolfa si trasferisce in Viale Monza 255 qualche anno dopo, in seguito alla chiusura del circolo in Piazzale Lugano. La redazione di A-Rivista Anarchica, invece, resta -ancor oggi- in via Rovetta.
Collegamenti/Wobbly è la rivista che nasce dall’originario gruppo di “Azione Libertaria”, trasformatosi poi in “Proletari Autonomi”, poi ancora in CCRAP (Centro Comunista di Ricerca sull’Autonomia Proletaria) e infine in Collegamenti e Collegamenti/Wobbly. Il raggruppamento nasce in via Cardinal Federico e raccoglie attorno a sé anarchici di diversi orientamenti politici. L’interesse è volto verso le forme autonome e di autoorganizzazione dei lavoratori sull’esperienza storica del Consiliarismo, dell’IWW americana ed ha contatti con diverse realtà operaie oltre a collegamenti con gruppi di Trento, Roma, Napoli, Cagliari e poi Parigi. La loro è una rivista di analisi e di critica, molto attenta ai movimenti, alle lotte in atto e alle trasformazioni sociali, non solo in Italia.
In quella fase, nella nuova sede di Viale Monza 255, il Gruppo Lotta anarchica, che aderisce alla Federazione Anarchica Italiana (FAI) assume la redazione di Umanità Nova (1974-1978), lo storico settimanale anarchico voluto da Nella Giacomelli ed Ettore Molinari la cui direzione venne originariamente affidata a Enrico Malatesta nel 1920. Il gruppo redazionale milanese è sensibile verso le esperienze di lotta ed è attivo in un ampio dibattito sull’anarcosindacalismo e verso la ricostituzione dell’Unione Sindacale Italiana che sfocerà nel primo Attivo nazionale di base per la rifondazione dell’USI tenutosi a Roma alla presenza di 500 delegati provenienti da tutta Italia. Un dibattito serrato che porterà ad una diversificazione di vedute e poi ad una separazione: Milano, assieme ai gruppi di Reggio Emilia, Bologna, Carrara, Firenze, Torre del Greco, Napoli ed altre situazioni di lotta, propende verso una USI che rinascesse dall’estendersi progressivo dei movimenti di lotta (all’epoca: precari della scuola, ospedalieri, fabbriche ecc.), divergente dall’altra posizione, quella dei sostenitori della riattivazione immediata dell’Unione Sindacale Italiana. Attraverso i Comitati d’Azione Diretta viene proseguito un proprio percorso affiancato da Autogestione. Rivista trimestrale per l’azione anarcosindacalista di cui escono dodici numeri.
Mauro De Agostini, Abbattere le mura del cielo, storie di anarchiche, anarchici e occupazioni (Milano 1975-1985), Milano, Zero in Condotta, 2020, pp. 224, Euro 15,00