Due parole con l’autore…

In attesa di poter realizzare delle presentazioni “dal vivo” abbiamo rivolto alcune domande all’autore:

D: “Abbattere le mura del cielo”… vuoi parlarci del libro ?

R. Bhè, oggi buona parte degli storici vedono gli anni settanta attraverso uno specchio deformante. Sembrano solo una premessa e un corollario al “terrorismo”. Tutta la ricchezza progettuale di quegli anni è stata oscurata. Perfino un movimento assolutamente epocale come il femminismo, che ha cambiato profondamente la società e la percezione dei ruoli, sembra avere un’importanza minore rispetto alle vicende di qualche banda armata.

“Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato”, diceva Orwell, ed è proprio vero ! Riscrivendo il passato si vuole distruggere metodicamente il bagaglio di conquiste ottenute in quegli anni. Pensiamo alla sanità pubblica progressivamente sacrificata ai profitti dei privati. Ed ecco i risultati che si sono visti con il coronavirus ! Ma pensiamo alle condizioni di vita nelle fabbriche, ai diritti dei lavoratori sempre più messi in discussione, alla legge sull’aborto… non c’è conquista di quegli anni che non rischi di essere smantellata…

questo libro cerca, nel suo piccolo, di contribuire al recupero di quella storia.

D: Di che cosa parla il libro ?

vetrina di una libreria (Libreria Les Mots Milano)



R: il sottotitolo è “Storie di anarchiche, anarchici e occupazioni (Milano 1975-1985)” cioè il focus è centrato sul rapporto tra il movimento anarchico milanese e le occupazioni di case e spazi sociali. Una microstoria (o forse una serie di microstorie che si intrecciano) che però rappresenta in una specie di “microcosmo” la complessità del movimento anarchico e in generale del “movimento” di quegli anni. Credo sia un tassello importante per ricostruire una storia generale del periodo.



In pratica il libro parte dalle occupazioni di via Conchetta 18 e via Torricelli 19 nel 1976 e via via si estende e parla anche di altre realtà cittadine come l’occupazione di via Correggio 18.

Il libro contiene molti documenti d’epoca, diversi dei quali inediti. Ci sono volantini, documenti, poesie, lettere dal carcere di Anacleto e di Libero Di Gaetano (due delle quali inedite…). Dove mancava l’informazione di prima mano si sono chieste testimonianze ai protagonisti.

Così si parla delle lotte per il diritto alla casa, delle lotte degli ospedalieri, del femminismo anarchico, di esperienze come l’ambulatorio “Pinelli”…

Un elemento di originalità del libro è di trattare il periodo 1975-1985, cioè a cavallo tra l’apice del “movimento del 1977” e gli anni della repressione e del “riflusso”, una fase di passaggio poco esplorata.

D: Quindi non si parla della “lotta armata” ?

R: Se ne parla, ma cercando di contestualizzarla all’epoca e di ricostruire la “percezione” che se ne aveva allora, non solo nel “movimento” ma in tutta la società. Certo non è l’argomento principale del libro….

D: E dei Punk ?

R: I Punk sono comparsi negli anni ottanta, quindi se ne parla nella seconda parte. Ci sono anche volantini del Virus. Certo, questo non è un libro sul Virus. Molto meglio, sull’argomento, leggere il libro di Marco Philopat….

D: C’è una parte che vuoi ricordare particolarmente ?

R: Forse la poesia che chiude il libro. Gli anni Settanta sono anni di grandi speranze. Con la repressione, l’eroina, il “riflusso” passiamo via via ad un’epoca più difficile e più triste. Però anche gli anni ottanta hanno avuto i loro movimenti e le loro lotte !

Insomma cercavo un testo che chiudesse il libro in modo propositivo, infondendo un messaggio di speranza e mi sono imbattuto in questa poesia del 1984 che si intitola “L’ultima pagina vorrei che fosse la più bella”. Mi è sembrata una scelta molto indovinata, ma non dico altro per non togliere il piacere della scoperta…